Abbazia di Sant'Egidio in Fontanella da Sotto il Monte Giovanni XXIII
 
***Perché farla?
Qui riposano nella pietra una regina e un antipapa. Tali si dice siano gli illustri ospiti dei due sarcofaghi che troviamo l'uno nel chiostro e l'altro di fronte alla chiesa: Teoperga, principessa dei Franchi, e Vittore IV - è falso, naturalmente, ci informa chi se ne intende. Tuttavia ci sentiamo egualmente onorati della loro immaginaria millenaria compagnia.
Invece ben reale ma anch'essa regale, sacra e bellissima, è la chiesa romanica, fondata nel 1080 con l'annessa abbazia cluniacense. Un nido di roccia fragile appoggiato sul fianco morbido e sbilenco del monte Canto: la pianta della chiesa pende a destra, dicono sia per ricordare il capo reclinato di Cristo in croce; più probabilmente il costruttore dovette assecondare le intemperanze di questa collina che alza la testa, ultimo sussulto prealpino sulla sponda orientale dell'Adda.
Poco sopra di noi il villaggio abbandonato di Canto sonnecchia per sempre, giù per l'altro versante del crinale sta Pontida, la cui abbazia fu teatro tanto della prima e più solenne Lega Lombarda quanto dei più grotteschi epigoni di quella storica alleanza. E alla tomba di un antipapa non può che fare da contraltare la culla di un papa vero e proprio, come ci ricorda il nome per esteso del paese da cui muoviamo le ruote. Infine proprio a Sant'Egidio trascorse i suoi giorni padre Turoldo, che fu grande poeta e teologo del nostro tempo.
Insomma... pedalando si sudano e trasudano Storia e Spirito: se Hegel fosse stato ciclista di certo si sarebbe inerpicato per questo piccolo muro ad ogni inizio di stagione!
 
***Come è fatta?
Il paese di Sotto il Monte Giovanni XXIII è molto ben segnalato in tutto il circondario. Di qui si seguano le indicazioni per l'abbazia di Fontanella, spostandosi verso monte e verso oriente. L'inizio convenzionale della salita si trova ad un trivio lungo la strada per la frazione di Piana, presso una chiesa. Si ha modo di assaggiare qualche leggero falsopiano in salita prima dello strappo vero e proprio, che peraltro sale subito alquanto deciso.
Dopo poco più di trecento metri a singulto, si attacca con decisione una ripa boschiva dove le pendenze si fanno mozzafiato (punte del 18%) per 250m che paiono interminabili. In corrispondenza di una curva a destra la salita diventa meno severa, restando tuttavia impegnativa (oltre il 10%). Solo in vista di due tornantini in rapida successione, a 900m dalla conclusione, si percepisce un più netto ammorbidirsi dell'ascesa: essa si fa man mano più semplice fino a ridursi, dopo un ultimo tornante, ad un rettilineo pedalabile.
Il bosco offre la sua ombra a sprazzi, a bordo strada si affacciano alcune case isolate. Nel finale, prima dell'ultimo tornante, una deviazione a dx conduce all'ingresso dei locali più bassi dell'abbazia: nonostante si intraveda l'edificio si continui per la principale per evitare di dover poi percorrere qualche gradino con la bici a spalla...
Giunti all'arrivo una fontanella offre ristoro - come poteva essere diversamente? Anzi, le fontanelle sono due: ma quella dall'apparenza più vetusta e veneranda porta la vistosa insegna "NON POTABILE". La bici da corsa è costretta a tornare sulla strada testé percorsa, mentre in mountain bike o a piedi si possono affrontare due percorsi interessanti: scendere a Mapello proseguendo verso est (seguire il fianco della chiesa), oppure salire a Canto, curioso villaggio diroccato, per la via che si diparte tra le due fontane. Essa appare a tutta prima ripida, addirittura a scale (coraggio bikers!), ma poi si fa decisamente più agevole. Da Canto si potrà poi scendere a Pontida.
 
***Come farla?
Una cote da classiche del Nord, che si affronta per motivi turistici più che sportivi. Tuttavia il semplice turista senza alcuna preparazione dovrà probabilmente poggiare il piede a terra! Le poche centinaia di metri con pendenze taglienti segnano un discrimine di cui bisogna essere ben consci. Con un po' di esperienza ciclistica alle spalle però ci si può avventurare da queste parti anche nelle primissime uscite della stagione. Abbinata con le lunghe e morbide salite che da Brivio portano a Villa D'Adda e Carvico può aggiungere pepe alle sonnolente escursioni di fine inverno. Oppure scendendo di qui a Odiago (altre soddisfazioni paesaggistiche) e poi a Caprino si possono avvicinare le salite del basso lecchese.
Su strappi tanto brevi i rapporti sono funzione dello stato di forma più che delle pendenze effettive, ma 39x23 o 26 potrebbero rivelarsi sempre utili, se la gamba si inceppasse... Naturalmente, ripreso fiato dopo la tirata iniziale, gli ultimi 7-800 metri richiedono di essere fatti a tutta!
 

Autore: Gabriele Bugada Mappa